Intervista in occasione del suo spettacolo
Un esordio scoppiettante e applaudito quello per il primo spettacolo comico, interattivo, di Elena Di Cioccio, dal titolo “ProPOSITIVA”, prodotto da Stefano Francioni Produzioni e Friends and Partners, per la regia di Tommaso Amadio. Al Teatro “Tor Bella Monaca” di Roma, Elena ha portato in scena un monologo spassoso di una donna HIV+ che, dopo il coming out, ha ritrovato sorriso e leggerezza. Elena, nel corso dell’intervista che ci ha rilasciato, ci ha raccontato dello spettacolo, dell’esperienza di “scrittrice”. Lo spettacolo sarà portato in scena anche a Botticino, in provincia di Brescia, ad Ancona per poi proseguire a Rio Saliceto, Morano Calabro, Diamante e Paola, in provincia di Cosenza.
Durante l’evento “Convivio” hai parlato di come cambiare la comunicazione sull’HIV. Quali pensi siano le sfide più grandi nel rompere gli stereotipi e aggiornare la percezione pubblica sulla sieropositività oggi? Normalizzando il più possibile il tema e trattandolo con il distacco necessario a far si che l’infezione da HIV finalmente venga percepita come una infezione come tutte le altre, e non l’identità della persona tantomeno il suo valore . Non dico che le persone hiv+ non abbiano e non soffrano tuttora il pregiudizio, ma serve una grande dose di determinazione per sfuggire alla tentazione di riaccendere la luce esclusivamente sul tema della “sofferenza”. Chi non “frequenta” il mondo Hiv+ e non ne sa nulla, propone l’argomento da un punto di vista distorto, con quella curiosità quasi morbosa che affonda le radici nel passato di una comunicazione orribile di che ha stigmatizzato l’infezione. Così si resta impantanati nella narrazione del dolore che sovrasta la persona anche contro la sua volontà. C’è bisogno esaltare la dignità, lo spirito l’energia con cui le persone vivono nonstante l’hiv. Questo siamo, persone punto e stop.
Nel tuo spettacolo, scegli di raccontare la sieropositività in modo leggero e divertente. Cosa ti ha portato a questa scelta e come riesci a trasformare un tema così complesso in qualcosa su cui si può ridere? Il tema è complesso per te, per me è normalissimo. La meccanica di un motore di formula uno è complessa per la massa, ma facile e ovvia per un pilota. E’ la stessa cosa. Chiederesti mai ad un pilota “Come mai hai scelto di parlare di un tema così difficile come
il turbocompressore unico con pressione illimitata stimata a 5 bar assoluti? Come dicevo prima “da fuori” si tende ad esaltare la particolarità. Il comico non è uno che prende la vita alla leggera, ma qualcuno che prende la vita esattamente come gli arriva e sceglie come antidoto di sopravvivenza lo spirito comico. Il comico sa bene che la realtà è quella che è, la differenza la fa il suo punto di vista. L’assurdo, il ribaltamento della percezione, la goliardia, destrutturano anche le vicende più dure.
Hai raccontato la tua esperienza anche in modo più crudo nel libro Cattivo Sangue. Come differenzia ProPOSITIVA il messaggio e il tono rispetto al libro? Cattivo Sangue è stato il mio strumento di liberazione. E’ la mia voce di come ho vissuto una doppia vita. E’ stato scritto prima del Coming Out, da un luogo dell’anima ancora segreto, pieno di dolore e paura. Lo spettacolo ProPOSITIVA, invece, è il secondo atto. Dal giorno del coming out in poi, tutto quello che è successo di bello, di strano, di buffo. Le mille domande che mi fanno, i commenti, i social, gli uomini, le amiche ecc. ecc. Sul palco sono finalmente me stessa, leggera, libera dal peso del passato e svincolata dalla morsa di temere le conseguenze.
Che reazioni speri di suscitare nel pubblico?
In queste prime tre date , il pubblico ha reagito benissimo! Hanno riso, hanno interagito alla grande, insomma si sono fatti trascinare dal gioco comico e devo dire che mi hanno fatto divertire molto. Durante lo spettacolo, ci sono anche un paio di momenti più riflessivi, anche se, per scelta, non do mai il tempo allo spettatore di accomodarsi nella commozione e riporto tutto subito nel clima di festa che anche il costume giallo limone e la scenografia raccontano.
Il titolo ProPOSITIVA è molto evocativo. Cosa significa per te avere uno sguardo “propositivo” oggi? È stato un obiettivo o una conquista personale, e come influisce sul tuo modo di vivere? Come dicevo, essere propositiva è il mio modo di vivere. E’ un atteggiamento che mi tiene viva, mi porta gioia ed entusiasmo. Davanti ai problemi e alle difficoltà, preferisco avanzare delle proposte, fare delle azioni per trovare una soluzione. Rigirarmi tra pensieri e lamentele come un derviscio mi fa perdere energia e non porta da nessuna parte. Le cose poi non sempre cambiano, ma almeno ci provo, mi adopero, non le subisco. Scelgo, mal che vada avrò cannato.
Nel monologo parli anche di temi universali come il sesso, le relazioni e la paura di non essere all’altezza. Quanto sono importanti questi argomenti per abbattere tabù e creare una connessione con il pubblico? Il tabù è proprio uno dei temi universali che accendono la risata: tutti facciamo sesso, tutti abbiamo relazioni e tutti siamo impacciati, ergo quanto è bello ridere assieme delle nostre imperfezioni, manie, difetti ?
C’è un messaggio specifico o una riflessione che speri che gli spettatori portino a casa dopo aver visto lo spettacolo? Qual è la cosa più importante che vuoi comunicare attraverso questo progetto? La normalità, l’accettazione di noi stessi così come siamo e che la vita è bellaaaaa! Io sono una donna come tutte le altre e sul palco sono una comica come le altre. Se vai a vedere Debora Villa, carissima amica, sai bene cosa ti aspetta : riderai tantissimo con una donna di cultura, di rara profondità ed esperienza, che ti mostrerà le cose dal suo punto vista.
Se vieni a vedere me … vieni e poi mi dirai!