Una piccola e breve approfondimento sul tipico provvedimento del Presidente degli Stati Uniti

In questo terzo episodio della serie di appuntamenti dal titolo: I Nuovi percorsi degli Usa vi anticipiamo che non sarà tanto facile essere sul pezzo, nel senso che non sarà facile essere pronti a ragguagliarvi di qualsiasi evento che riguardi la nazione a stelle e strisce. Questo non dipende dalla nostra organizzazione o quantomeno della nostra capacità di stare sul pezzo, semmai dalla rapidità con il quale l’attuale inquilino della Casa Bianca cambia, appunto, celermente idea su qualcosa che sembrava già stabilito in campagna elettorale. No, non si tratta di eventuali retromarce da parte del Tycoon, molto probabilmente di una strategia ben precisa e ben definita volta non tanto a soddisfare quelli che sembrano, in base ad una prima impressione, dei semplici capricci: ma qualcosa di più.

Fino adesso, dopo due settimane esatte dal suo insediamento e quindi dal suo giuramento, il nuovo Presidente degli Stati Uniti tutto quello che ha promesso lo ha mantenuto, senza mai tradire le attese e quindi le aspettative dei suoi sostenitori. Fino adesso è stato una totale cancellazione, per non dire proprio in termini giuridici, di una vera e propria abrogazione di tutta l’eredità del suo predecessore: Joe Biden. Il punto, però, è un altro. Infatti, in questo terzo appuntamento con la rinnovata rubrica ‘Usa’ non ci soffermeremo su aspetti che di solito non tocchiamo mai, come ben sapete.

Non ci soffermeremo su quanto accaduto fino adesso: il terribile incidente aereo a Washington, sui dazi che dovevano colpire il Canada e il Messico e che sono comunque entrati in vigore contra la Cina e fra non molto anche contro il vecchio continente. Non presteremo attenzione neanche su quella intenzione che lo stesso avrebbe sui conflitti in Ucraina ed in Medioriente.

Semmai, la nostra attenzione è richiamata da un’espressione che in questi giorni, in questa prime due settimane della seconda presidenza Trump stiamo sentendo pronunciare diverse volte. Nonché in precedenza fosse così sconosciuta, ma in più di un’occasione ci è arrivata all’orecchio l’istituto giuridico, appunto, anche se in questo caso tipicamente presidenziale del cosiddetto ‘Ordine Esecutivo’. Che cosa è? Cosa comporta e può scavalcare direttamente il Congresso? Ovvero il parlamento degli Stati Uniti d’America? Infatti, nel giro di una settimana, Trump, avrebbe firmato, in base a quello che si è detto in questi giorni ben 200 ordini esecutivi.

Partendo dal presupposto che storicamente sono stati in tutto sette quelli più significativi, quelli che hanno lasciato un segno ed una traccia indelebile nella storia anche giuridica di questo paese, e che uno di questi lo andremo ad analizzare in un anniversario che cade proprio quest’anno, l’ordine esecutivo in quanto tale è, di fatto, inteso come il provvedimento, non espressamente previsto dalla stessa costituzione americana, attraverso cui il Commander In Chief delinea o indirizza le varie o singole politiche esecutive delle agenzie appartenenti al Governo Federale degli Stati Uniti d’America.

Come detto, la Carta costituzionale non prevede espressamente tale istituto giuridico, dunque non lo sancisce; eppure, sussiste un articolo, il numero 2 della suprema carta, secondo cui conferirebbe o comunque attribuirebbe allo stesso Presidente potere esecutivo. Ciò significa che, come sta accadendo in queste e prime settimane del secondo mandato di Trump, che il medesimo può emanare diversi ordini esecutivi i quali, come logico che sia, hanno forza di legge. In maniera ancora più esplicita lo stesso ordine esecutivo è una disposizione, rivolta a più funzionari o a specifiche agenzie governative, in cui vengono indicate non solo il destinatario dell’ordine verso cui è rivolto ma anche le modalità attraverso il quale lo stesso ordine dovrà essere rispettato e applicato.

Tutto ciò non dimostra affatto che questo provvedimento presidenziale sia esente da limiti, anzi il contrario. Come qualsiasi atto legislativo o anche amministrativo, lo stesso organo esecutivo sono pacificamente impugnabili di fronte all’autorità giudiziaria per eventuali violazioni della stessa Costituzione. Non a caso, notizie proprio delle ultime due settimane, alcuni giudici di alcuni stati hanno impugnato proprio alcuni provvedimenti del neopresidente per incostituzionalità.

Non solo, lo stesso ordine esecutivo possiede comunque dei limiti molto significativi. Difatti, che lo stesso Presidente in carica lo usa anche e soprattutto, una volta insediato, per mostrare ai propri elettori che sta mantenendo la parola, attraverso questo strumento non gli è consentito modificare la stessa Costituzione o, addirittura, assegnarsi nuovi poteri.

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