Da l’altro ieri sono trascorsi ben trentacinque dalla caduta del simbolo che rappresentava il disprezzo del bene più grande: la libertà

Nell’inaugurare questo decimo editoriale di FreeTopix Magazine, ieri mattina, abbiamo precisato, fin da subito, che questo appuntamento avrebbe trovato spazio in diverse rubriche del giornale, compresa la novità rappresentata da ‘Occhi sul mondo’. Ma sappiamo che non basta, soprattutto di lunedì; il famigerato primo giorno della settimana. Nemmeno, però, possiamo lasciare ciò che stiamo ricordando e celebrando, seppur volutamente con qualche giorno di ritardo: non tanto la caduta del muro di Berlino in quell’indimenticabile 9 novembre di 35 anni fa, semmai gli effetti che quello stesso evento ha provocato nel continente europeo e di riflesso in tutto il mondo.

Diciamo, dunque, che questo editoriale ingloberà, prima volta, anche la rubrica de ‘La canzone del lunedì’ e la scelta, del singolo, da parte nostra, non sarà tanto casuale, anzi è ancor più legata a quella notte magica di inizio novembre seppur celebrata, in un’altra notte, di fine dicembre del 1989, celebrata di fine anni ’80; anni che ancora oggi rimpiangiamo. Ma come sempre andiamo con ordine e torniamo agli effetti del crollo di quella che un tempo era considerata la cortina di ferro dell’est Europa.

La domanda che tutti quanti si pongono ancora oggi, a distanza di anni, è la seguente: cosa è veramente successo quel giorno? Quell’annuncio buttato così, quasi a caso, era voluto o, per certi versi, si erano sottovalutate le conseguenze da parte dello stesso regime comunista?

D’altronde, rivedendo più volte le immagini dell’epoca, anche quelle condivise da YouTube, c’è una sola e strana sensazione che sembra prevale su tutto o almeno così sembra. Quella di una molto probabile volontà proveniente dall’alto, inteso come vertici del partito, per una situazione, in tutte quelle aeree e zone interessate e sotto il dominio dei comunisti, diventata sempre più insostenibile economicamente.

Il malcontento tra i popoli che vivevano dietro al muro era sempre più evidente e le condizioni economiche e sociali peggioravano sempre di più, fino al punto di implodere. Infatti, tutti i paesi facenti parte del blocco occidentale non dovettero muovere un dito per fare in modo che il muro crollasse. Il sistema comunista implose dall’interno e senza preavviso o, ripetiamo, almeno così sembra.

Gli effetti, dicevamo, per non dire anche l’effetto più importante che si ebbe su tutto il vecchio continente, portando un’improvvisa ondata di gioia e di speranza. Senza neanche farlo apposta, e qui ci ricolleghiamo all’ultimo dettaglio con il quale abbiamo chiuso la prima parte di questo speciale, ovvero quello strano legame tra gli anni ’60 e gli anni ’80. Partendo dal presupposto che tra i due decenni corrono venti anni esatti, il tempo che il muro gli è servito non tanto per dividere una città, quanto un intero continente, prima, e il mondo intero, poi, è qualcosina in più; quasi un ulteriore decennio.

Non proprio trenta lunghi anni, ma quasi: per l’esattezza sono stati 28. Ventotto anni carichi di tensioni, misti a speranza; quella stessa speranza che aveva comunque iniziato a farsi largo negli ’60, nonostante le grandi tragedie che lo avevano contraddistinto, per poi esplodere per tutto il decennio 1980. Si è sempre sostenuto, in tutto questo tempo, che gli stessi anni ’60 hanno rappresentato o quanto meno sono stati caratterizzati da sogni e speranze disattese.

Mentre gli anni ’80, in maniera indiretta, hanno rappresentato, oltre il concetto di edonismo associato al Presidente degli Stati Uniti d’America Ronald Reagan, le possibilità immaginate negli ’60 materializzarsi nella realtà di tutti i giorni, nonostante le continui tensioni della guerra fredda, tra Usa e Urss, avendo il suo culmine proprio con l’edificazione del muro il 13 agosto del 1961.

Quindi, il crollo ne ha materializzato la fine di quello strano conflitto, quasi psicologico e portato avanti da entrambi i lati quasi come una partita di scacchi, fine che, a sua volta, a decretato, in maniera definitiva, la possibilità di aprire i confini tra le nazioni del vecchio continente e, allo tempo, di cercare di accelerare quelle condizioni di unione fra i popoli le quali, nel corso di questi ultimi decenni, sono comunque venuti meno.

Nella sua essenza l’Unione Europea è un progetto ambizioso e con uno scopo ben preciso, ben delineato: quello di evitare, per l’ennesima volta, uno scontro o un conflitto che trascinasse l’intero territorio nel baratro. Dai primi sei paesi firmatari del primo trattato storico, quello del 1957 a Roma, oggi l’Ue conta ben 27 paesi ma tutto questo non è proprio bastato.

Ma di questo ne parleremo più avanti, spiegando, seppur per sommi capi, i motivi che hanno portato ad una sorta di fallimento del progetto europeo. Quindi quest’ultima parte di questo appuntamento a cosa la dedichiamo? Semplice, come ogni lunedì alla musica. Abbiamo detto che con il crollo del Muro di Berlino il continente europeo e il mondo intero erano in festa e non poteva che essere altrimenti. Sarebbe stato strano il contrario. Tra i tanti momenti di giubilo bisogna ricordarne uno in particolare.

Era la notte del 31 dicembre del 1989, proprio a Berlino. Uno dei tanti attori famosi in quel periodo si esibì di fronte a quello che stava rimanendo del muro, circondato da una città in festa e radunatasi per l’occasione. Intonò una canzone che, nemmeno a farlo apposta, era stata scritta e ideata da un musicista e produttore tedesco, Jack White e cantata, nel 1978, da Marc Seaberg, il quale la inserì nel disco che uscì l’anno successivo, nel 1979.

Il 33 giri era intitolato ‘California Gold’, mentre il brano: Looking for Freedom. L’attore che si esibì in quella magica notte di celebrazione per la caduta del muro di Berlino e fine anni ’80 aveva discendenze tedesche. Fino a quel momento, era diventato popolare per la serie televisiva, sempre di quel decennio, dal titolo ‘Knight Rider’ e per il ruolo di Michael Knight.

Molti, però, non erano a conoscenza che lo stesso David Hasselhoff era anche un cantante e più volte ha cercato di rilanciare questa sua carriera in diverse occasioni. Looking for freedom, dunque e nonostante essendo una cover, fu il suo maggior successo discografico, proprio di quello stesso 1989, e queste immagini, comunque, ne sono una prova.

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